Cos’è la Ricerca traslazionale per le scienze politiche e la sociologia?

La ricerca traslazionale è un approccio alla ricerca scientifica che ha l’obiettivo di trasformare i risultati ottenuti nei laboratori di base in applicazioni concrete utili ai pazienti e alla società facendo da da “ponte” tra ricerca di base (che studia i meccanismi fondamentali della biologia, della fisiologia, delle malattie, ecc.) e pratica clinica (diagnosi, terapie, protocolli di cura, dispositivi medici): per questo si parla spesso di “from bench to bedside” (“dal banco di laboratorio al letto del paziente”).

Il concetto di ricerca traslazionale può essere, però, applicato anche fuori dall’ambito biomedico, poiché “traslazionale” significa trasferire conoscenza scientifica in pratiche, politiche o interventi concreti.
In sociologia e scienze politiche, quindi, la ricerca traslazionale è orientata a ridurre il divario tra conoscenza scientifica e azione sociale e politica, un po’ come nelle scienze della salute si cerca di ridurre il divario tra scoperta biologica e cura dei pazienti.
La ricerca traslazionale in ambito educativo e sociale, dunque, significa creare un ponte tra la produzione scientifica e la pratica quotidiana di scuole, servizi sociali, comunità e istituzioni. Non si limita a proporre soluzioni (come la ricerca applicata), ma lavora in modo circolare: dalla teoria alla pratica e ritorno.
La differenza sostanziale fra la semplice “ricerca applicata” e la ricerca traslazionale è evidente: la prima studia un problema pratico e propone soluzioni, mentre la seconda mette in piedi un ciclo continuo che parte dai risultati scientifici, passando per le pratiche sociali/politiche, riportando dati ed esperienze, per creare un nuova ricerca e ricercare un nuovo impatto.

Nelle scienze politiche la dimensione traslazionare riguarda soprattutto aspetti quali:
- collegare la ricerca su istituzioni, governance, partecipazione democratica, politiche pubbliche con la loro effettiva applicazione in riforme legislative, processi decisionali, pratiche amministrative;
- tradurre analisi empiriche e teoriche (es. sull’efficacia delle politiche di welfare, sulle riforme elettorali, sull’impatto delle ONG o dell’UE a livello locale) in strumenti operativi per decisori politici;
- creare spazi di policy labs o living labs, dove ricercatori e decisori sperimentano soluzioni in contesti reali, misurandone gli effetti.

In ambito sociologico la ricerca traslazionale si concentra prevalentemente in:
- trasformare i risultati delle ricerche su dinamiche sociali, disuguaglianze, processi educativi, migrazioni, lavoro in politiche pubbliche o interventi sociali;
- sviluppare strumenti pratici (linee guida, modelli di intervento, indicatori) che possano essere usati da servizi sociali, scuole, enti locali;
- innescare una dinamica di feedback loop, ovvero osservare come certe pratiche funzionano “sul campo” e riportare questi dati nella ricerca per migliorare teorie e modelli.

In ambito educativo la ricerca traslazionale viene usata per:
- tradurre studi di pedagogia, psicologia dell’apprendimento, neuroscienze educative in strategie didattiche concrete (metodi di insegnamento inclusivi, personalizzazione dei percorsi, tecniche di gestione della classe);
- utilizzare i risultati della ricerca su motivazione, stili cognitivi, didattica digitale per formare insegnanti e rinnovare curricula;
- osservare come queste innovazioni funzionano davvero nelle scuole, raccogliere dati e riportarli nella ricerca per migliorare teorie e modelli.